Il sesto senso esiste? Ecco come funziona

Recentemente è stata compiuta un’interessante scoperta: un team di ricercatori del Queensland Brain Institute ha infatti individuato una “scorciatoia” nel cervello che permette ad alcune persone non vedenti di orientarsi nel mondo e di reagire ai movimenti improvvisi, come se potessero effettivamente vedere cosa c’è davanti a loro, e addirittura riconoscere le espressioni facciali.

Lo stesso studio spiega anche come le persone vedenti reagiscono in modo inconsapevole e riflessivo a una minaccia che non hanno visto. Insomma, quanto basta per poter parlare proficuamente, forse, di un vero e proprio sesto senso, sentimenti ed emozioni che non si possono spiegare in altro modo.

La parte più interessante di questa analisi è probabilmente verificabile quando la corteccia visiva primaria di una persona viene danneggiata da una lesione o da un ictus, ma gli occhi sono ancora funzionali. La perdita della vista si verifica perché la corteccia visiva non può più elaborare o ricevere input dagli occhi, ma le informazioni acquisite attraverso la retina sono in qualche modo elaborate altrove nel cervello. La persona non può insomma vedere o rispondere consapevolmente a ciò che sta accadendo nel mondo – ma il corpo risponde come se la persona potesse ancora vedere ciò che si trova di fronte a lui.

Per più di 10 anni, la dottoressa Marta Garrido, Affiliated Research Fellow del Queensland Brain Institute, ha cercato una spiegazione su come il cervello possa realizzare questo tipo di pensiero “magico”. La teoria della dottoressa era che nel cervello esistesse una via indipendente che potesse bypassare la corteccia visiva e portasse le informazioni dagli occhi al talamo, e poi direttamente all’amigdala, una regione primitiva del cervello che elabora le informazioni emotive.

Questa scorciatoia neurale permetterebbe il rilevamento rapido delle minacce indipendentemente dalla percezione visiva. Peraltro, da un punto di vista evolutivo, questo avrebbe senso in termini di sopravvivenza da un pericolo imminente. “Se fossi minacciata da un animale nella giungla, la minaccia richiederebbe più tempo per essere elaborata nella corteccia visiva” – ha dichiarato la ricercatrice al The New Daily.

In altri termini, questa scorciatoia – rilevata nei roditori, ma raramente dimostrata nel cervello umano – permetterebbe di ottenere un concreto valore aggiunto in termini di sopravvivenza, giustificando in tal modo la sua utilità nella sfera evolutiva dell’uomo.

Per quanto attiene la sede del sesto senso, la prima regione ad essere interessata sarebbe il collicolo superiore, una regione molto antica del cervello, con input diretti dalla retina, in grado di rispondere agli stimoli visivi e dirigere i movimenti oculari. L’altra regione interessata è il pulvinar, che fa parte del talamo, e che si pensa sia una stazione di trasmissione delle informazioni sensoriali al resto del cervello. Dopo aver stabilito l’esistenza del percorso esistenza della struttura, i ricercatori hanno poi studiato se la scorciatoia potesse avere o meno un impatto diretto sul comportamento.

È stato così scoperto che le persone che avevano una maggiore connettività in questo percorso erano altresì in grado di riconoscere meglio la paura nei volti delle persone, e che questo meccanismo valeva per la paura, ma non per altre emozioni negative come la tristezza o la rabbia.

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