Università: in Italia crescita boom dei Neet

link-ragazzi-Secondo quanto afferma l’Ocse nel suo rapporto annuale “Uno sguardo all’istruzione”, sui sistemi educativi dei 34 Paesi industrializzati, in Italia il fenomeno dei Neet (cioè, dei giovani che non studiano, non si formano e non cercano lavoro) non avrebbe specifici termini di paragone, rendendo pertanto il nostro Paese, in questo comparto, la maglia nera nell’area Ocse.

In particolare, secondo il report Ocse 2016 diffuso pochi giorni fa, in Italia oltre un terzo dei giovani tra i 20 e i 24 anni di età non studia e non lavoro. Tra il 2005 e il 2015, la loro percentuale è cresciuta in misura superiore rispetto a quanto non sia avvenuto negli altri Paesi Ocse: 10 punti.

In parte, spiega il dossier, quanto sopra è dovuto alla crisi economica, che ha avuto come conseguenza una diminuzione del 12 per cento nel tasso di occupazione della fascia di età tra i 20 e i 24 anni. Tuttavia, l’Ocse fa anche notare come altri Paesi, come ad esempio la Grecia e la Spagna, hanno visto una diminuzione simile o maggiore del tasso di occupazione senza registrare un aumento così vistoso dei Neet. In tali Paesi, infatti, molti giovani disoccupati sono stati reinseriti all’interno dell’istruzione (ad esempio, in Grecia la percentuale degli under 25 iscritta a un corso di studi è cresciuta del 14%, mentre in Spagna del 12% e in Italia del 5%). Insomma, in Italia il fatto che molti giovani senza lavoro non abbiano scelto di proseguire negli studi, indica una certa sfiducia nel mondo dell’Università, e nel ritenere il titolo di studio universitario un passaggio conveniente per poter approdare al mondo del lavoro.

Tra i tanti altri dati forniti, emerge anche che in Italia circa l’80 per cento degli studenti iscritti all’università non riceva alcun aiuto finanziario o sostegno per le tasse di iscrizione sotto forma di borse di studio o di prestiti. Solo uno studente su cinque usufruisce così di borse di studio, nonostante le tasse di iscrizione ai corsi di laurea di primo livello nelle istituzioni pubbliche si collochino al nono livello più alto tra i Paesi con dati disponibili.

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