Anche in Italia al via la figura del “mentore”

Qualche giorno fa il quotidiano Il Sole 24 Ore informava come un gruppo di giovani ricercatori di Adapt, il centro studi Marco Biagi, abbia scelto di importare dall’estero la figura del “mentore“. Probabilmente, riteniamo, per cercare di contrastare una delle più tristi statistiche che interessano il panorama italiano, quello della disoccupazione giovanile, oggi in grado di interessare il 38,1% dei giovani italiani.

A dir la verità, la considerazione di base dalla quale dovrebbe essere partito Adapt è un’altra: i giovani fanno molta fatica a inserirsi all’interno del tessuto lavorativo italiano (e la statistica di cui sopra sembra confermarlo), e dunque la presenza di una guida potrebbe essere di fondamentale aiuto per poter agevolare l’ingresso nel mondo occupazionale.

Così valutando arriva anche in Italia Mentee, una piattaforma che mette in collegamento i giovani in cerca di lavoro e i potenziali mentor, dal profilo professionale elevato, come ad esempio top manager e imprenditori.

Il funzionamento di Mentee è semplice: i giovani si scrivono alla piattaforma e attendono di essere abbinati a un professionista o a un imprenditore che ha dato la sua disponibilità a svolgere la funzione di guida. Il mentore sarà una figura senior con abitudine spiccata a comunicare ai più giovani le proprie esperienze professionali, e che non avrà il compito di trovare un’occupazione al proprio Mentee, ma solamente compiere un buon orientamento.

Mentee si propone dunque di aggiungere un ulteriore tassello all’esperienza del Patto per i giovani nato per iniziativa della Commissione Europea, che insieme alla Csr Europe sta ripensando le modalità per poter creare un ponte concreto tra i giovani e il lavoro. La Garanzia Giovani – così è stata declinata in Italia – è arrivata a conclusione nella sua prima fase e non pare aver sortito risultati completamente eccellenti, considerato che a fronte di 870 mila iscrizioni ci sono state 537 mila prese in carico.

Nella nuova fase del “patto” le imprese diverranno protagoniste, mettendo sul piatto tirocini e apprendistati per poter agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, senza l’intermediazione della struttura pubblica. Al momento alla nuova fase di questo patto sono registrate circa 250 aziende e 2 mila giovani: pochini, ma presto le cose potrebbero cambiare, soprattutto in virtù della facilità di iscrizione online e delle presumibili grandi opportunità che potrebbero aprirsi per tutti quei giovani che sceglieranno di abbracciare questa nuova iniziativa.

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