Test OCSE-PISA non piacciono agli studenti: poco chiari?

test03L’OCSE non ha certo premiato gli studenti italiani (due giorni fa parlavamo delle sonore bocciature al nostro sistema scolastico). Ebbene: le discussioni intorno a questa sentenza sugli studenti italiani ha trovato pane per i suoi denti con le forti critiche che le organizzazioni studentesche hanno formulato nei confronti del sistema di test standardizzati che vengono utilizzati da OCSEPISA.

“I test – scrivono gli studenti – sono poco chiari nelle loro intenzioni. L’evidenza scientifica che se ne ricava non ha nessuna controparte che permetta un confronto. Anzi risultano addirittura dannosi per gran parte della comunità accademica”.

“Crediamo che i test OCSE-PISA presentino una visione distorta dell’istruzione in quanto valutano solo materie i cui apprendimenti siano più facilmente quantificabili, come la matematica, la grammatica e le scienze, per cui questi test valutano solo una minima parte di competenze. Inoltre questi non tengono assolutamente in considerazione aspetti importanti come i progressi dell’alunno, il suo background, l’ambiente di apprendimento. Ognuno di noi, infatti, ha diversi bisogni educativi e di conseguenza impara meglio con differenti metodi didattici e valutativi” – afferma in particolare Francesca Picci, esponsabile Didattica e valutazione per l’Esecutivo nazionale dell’ Unione degli studenti, al Corriere dell’Università – “La valutazione dello studente, specialmente se quindicenne, non può essere condotta in maniera soddisfacente se effettuata tramite test a risposta multipla”.

Fa eco Danilo Lampis, Coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, che ricorda come “i test come gli OCSEPISA e gli INVALSI creano una competizione tra gli studenti, gli insegnanti, le scuole e i sistemi educativi nazionali. Tutta la didattica è concentrata sul metodo di “insegnare in relazione ai test” ponendo l’attenzione sulla singola prestazione e sul risultato raggiunto dallo studente. Questi test incentivano le scuole ad utilizzare modelli di valutazione standardizzata che, per noi, non sono considerabili come modello di istruzione valido”.

Dunque, quale è la soluzione? A proporla lo stesso Lampis, che rivendica “il passaggio da un modello quantitativo a un modello qualitativo di valutazione dei sistemi di istruzione. Vogliamo che si apra un dibattito ampio, inclusivo e democratico per cambiare il modello corrente di valutazione PISA e INVALSI, per trovare indicatori migliori che valutino lo stato di salute dell’istruzione e la sua qualità. Dimostreremo come questa alternativa sia possibile a partire dalla campagna “Nessuno ci può giudicare” che evidenzia la differenza tra una valutazione asettica ed una inclusiva e cooperativa come quella narrativa. Siamo studenti, non siamo numeri per delle classifiche”.

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